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Una Concattedrale gremita di giovani e adulti ha partecipato all’evento dedicato a San Francesco e Dante, in occasione dei 700 anni della morte del sommo poeta.

L’iniziativa, organizzata dalla consigliera comunale delegata ai Rapporti con le Confessioni Religiose e le Istituzioni Culturali Terze, Carmen Galluzzo, che riveste anche il ruolo di presidente del “Club per l’Unesco” di Taranto, ha avuto il sostegno del Comune di Taranto, della diocesi e della Lumsa. Dopo i saluti del sindaco Rinaldo Melucci, gli interventi dell’arcivescovo monsignor Filippo Santoro e di don Antonio Panico, e l’introduzione di Galluzzo, sono seguite le relazioni della professoressa José Minervini su Dante e di padre Edoardo Scognamiglio, direttore del “Centro studi francescani per il dialogo interreligioso e le culture”, sul valore della bellezza in San Francesco.

Per intuire la bellezza come valore, occorre considerare creato e creature inserite nell’armonia del disegno divino e quindi la bellezza non può essere disgiunta dal “bene” e dal “buono”, valori entrambi coincidenti nel più grande di tutti i poeti, Dante, e nel più italiano dei santi o nel più santo degli italiani, come disse Gioberti, cioè San Francesco, custodi e moltiplicatori di bellezza.

Non basta, infatti, custodire e testimoniare, bisogna anche moltiplicare la bellezza, secondo una rigorosa logica evangelica. Custodire il creato vuol dire proteggerlo dal male, cioè da ignoranza, inquinamento, violenza e guerre. Nella bellezza è la salvezza perché essa infonde emozione, gioia e pace nelle nostre anime. Questo è il messaggio implicito di Dante e Francesco che sono stati poeti e quindi entrambi sono stati prima di tutto i testimoni della poesia che è espressione del bello raggiunto con il potere sacro delle parole.

«Se dovessi, in una sola battuta – le parole di padre Edoardo – , definire che cos’è la bellezza per il Poverello, direi che è, anzitutto, un nome, anzi il nome di Dio, ossia la persona di Gesù Cristo che manifesta nella carne, scandalosamente, il mistero del Padre e della Trinità. Da qui il senso del canto Tu sei bellezza. È uno sguardo di fede, teologale, che Francesco pone sul mondo, sulle persone, sui fatti della storia, sulle relazioni umane e sociali. Il mondo è bello perché è opera dell’Altissimo e Onnipotente e bon Signore al quale sono dovute per gratitudine tutte le laudi e ogni benedizione che possa uscire dal cuore dell’uomo riconoscente che si percepisce creato a immagine di Dio: è questo il cuore del Cantico delle Creature. Francesco, il Poverello, ha molte cose da dire al mondo, soprattutto sul problema dell’ambiente: tutto ciò che ci circonda è un bene comune, a partire da noi stessi. Anche noi siamo un bene comune, come l’acqua, l’aria, il suolo, clima».

Pierluca Turnone e Roberta Palazzo, rispettivamente coordinatori dei gruppi giovani per l’Unesco dell’università “Aldo Moro” e della Lumsa, hanno letto Il Cantico delle Creature e alcune terzine di Dante.



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