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È stato presentato nell’agorà della biblioteca comunale “Pietro Acclavio” il volume collettaneo “Trattato breve di diritto dello sviluppo sostenibile”, curato per i tipi di Wki Cedam dai professori Angelo Buonfrate e Antonio Uricchio.
 
Alla presentazione hanno portato i loro saluti istituzionali il comandante della Capitaneria di Porto di Taranto Rosario Meo, il direttore del Dipartimento Ionico dell’Università degli Studi “Aldo Moro” Paolo Pardolesi, il vicepresidente dell’Ordine degli Avvocati di Taranto Francesco D’Errico e il sindaco e presidente della Provincia di Taranto Rinaldo Melucci, che ha contribuito direttamente al volume. Gli interventi sono stati moderati dal capo di gabinetto della Provincia di Taranto Greta Marraffa.
 
L’opera raccoglie numerosi interventi e cerca di compendiare la voluminosa produzione normativa e accademica che riguarda i temi legati alla sostenibilità, declinati anche attraverso la sfida della transizione e la ricerca di uno sviluppo alternativo. Proprio il primo cittadino si è soffermato sulla necessità di difendere i progressi fatti in questa direzione, contro alcune tensioni che attraversano le istituzioni di livello superiore.
 
«Rinegoziare i termini della transizione, come qualcuno vorrebbe – ha spiegato Melucci – finisce per scoraggiare le comunità di fronte a questo ambizioso obiettivo. Dobbiamo insistere, invece, perché i cambiamenti climatici hanno un peso enorme e creano incertezze tali da mettere in difficoltà anche gli analisti più accreditati, per questo servono sforzi congiunti e un rinnovato protagonismo del pubblico. Ma non bastano risorse e Pnrr, serve che gli enti locali, per esempio, vengano forniti di strumentazioni adeguate intervenendo sulle piante organiche, serve che nella legislazione vigente, come accaduto con l’articolo 9 della Costituzione, certi temi assumano un più ampio protagonismo».
 
Dopo gli interventi di alcuni tra gli autori coinvolti nella stesura del volume, Marraffa ha tratto le conclusioni spiegando che «sulla scorta dei contributi accademici presenti nel trattato, Taranto può essere un eccellente laboratorio politico nel quale associare le buone pratiche amministrative, e le trasformazione già in corso nel tessuto socio-economico, a un auspicabile osservatorio stabile per la ricerca e lo studio del diritto dello sviluppo sostenibile, che sia autenticamente umano ed ecologico».

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